Blog Action Day 2010

Parliamoci chiaro: il problema dell’elettrosmog non è il principale nemico della nostra salute, ma è solo quello meno noto. La nostra salute è minacciata da virus e batteri ad esempio, ma quelli lasciamoli combattere al nostro sistema immunitario e ai medici. L’inquinamento, che sia chimico o da micro-particolato, è più infido: il problema è che ci stiamo facendo del male con la nostra stessa cultura. Ma soprattutto c’è la malnutrizione e la sete. Al tema dell’acqua è dedicato il Blog Action Day 2010.
Badwireless aderisce al Blog Action Day dal 2009. Quest’anno i blogger più sensibili sono invitati a mettere in evidenza il tema dell’acqua e della sete. Badwireless lo fa con particolare attenzione alla situazione italiana. Dal 29 settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di modifiche legislative all’articolo 23 bis della Legge 133/2008 che in pratica spianano la strada alla privatizzazione di molti servizi pubblici, gestione dell’acqua compresa. Ecco, con una battuta, il commento che merita la notizia:

La
questione è spiegata e diffusa da molte iniziative, raccolte sotto il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Esiste pure la raccolta firma per indire un referendum abrogativo contro questa attuale piega. Riguardo la comapagna referendaria leggi anche questo articolo.
A livello mondiale una delle voci più autorevoli nella lotta per il diritto all’acqua è il premio Nobel per l’economia Vandana Shiva, autrice del libro “Le guerre dell’acqua”. Riporto la quarta di copertina:


Nel 1995 il vicepresidente della Banca mondiale espresse una previsione inquietante: “Se le guerre di questo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”. Molti segni fanno pensare che avesse ragione. Le prime pagine di questo libro parlano di acqua insufficiente in Israele, India, Cina, Bolivia, Canada, Messico, Ghana e Stati Uniti. Le guerre dell’acqua non sono una prospettiva lontana nel futuro. Il conflitto è già in corso, anche se non è sempre visibile. Molti conflitti politici di questo tipo sono infatti celati o repressi: chi controlla il potere preferisce mascherare le guerre dell’acqua travestendole da conflitti etnici e religiosi.

Sul sito della Rai è possibile rivedere un’intervista di Fabio Fazio alla Shiva.

Un’altro aspetto su cui vale la pena di spendere qualche pensiero è quello dell’acqua in bottiglia. L’Italia è tra i primi paesi del mondo a consumare acqua inbottigliata. Questo è un paradosso in un paese in cui le riserve idriche locali non mancano. La compravendita di acqua in bottiglia comporta uno spreco assoluto di plastica (le bottiglie) e di gasolio (per trasportare con i camion lo stesso prodotto che arriva mediante i tubi nelle nostre case). Se non vi fidate della qualità dell’acque nei nostri acquedotti (anche se gli organi competenti assicurano la potabilità), allora sappiate che esistono ottime soluzioni.
Segnalo anche ‘iniziativa imbrocchiamola dei ristoratori che non servono acqua in bottiglia, la puntata di Caterpillar del 12 ottobre 2010 in cui si fronteggiano ad armi pari le ragioni dell’acqua minerale contro quelle dell’acqua comunale, la divertentissima campagna contro la siccità di Jacopo Fo, e l’intervista a Padre Alex Zanotelli per Reset Radio.

Powerline: verso un protocollo standard

Powerline è una tecnologia attuale e perfettamente funzionante che permette di utilizzare la rete elettrica per far viaggiare il segnale di rete al posto dei classici cavi LAN o del wireless. Attualmente però diversi dispositivi di diverse marche non sono sempre compatibili tra loro.

Fortunatamente la HomePlug Powerline Association è in procinto di approvare per questa tecnologia uno standard definitivo. L’approvazione come standard della tecnologia Powerline è molto importante perchè garantirà la coesistenza di dispositive di marche diverse, come succede con modem, router e schede di rete che sono fabbricate da produttori diversi ma usano gli stesso protocolli di comunicazione (Ethernet e TCP/IP).
Lo standard verrà chiamato IEEE P1901 e dovrebbe arrivare, si spera, entro fine anno. Nel frattempo si può comunque costruire una rete locale in casa usando prodotti della stessa marca.

Commento alla pubblicazione dell’Interphone sulla correlazione cellulari-tumori

Mentre la televisione ci invita ad andare in vacanza con la tariffa per parlare al telefono senza limiti e la internet-key per chattare sulla spiaggia, viene pubblicata una ricerca per farci dimenticare il costo che queste tecnologie hanno sulla salute. Ma è facile smentirla. Riporto un comunicato stampa da  da www.elettrosensibili.it .

20/05/2010 – Interphone, le associazioni denunciano: “L’assenza di risposte certe favorisce solo l’industria”

Roma, 20 maggio 2010 – Sono stati finalmente pubblicati i risultati del più grande studio mai effettuato sui rischi di tumore connessi all’uso dei cellulari. Condotto da un team di ricercatori di 13 paesi, Interphone ha analizzato 2,708 casi di glioma e 2,409 di meningioma con 5.634 controlli, arrivando alla [solita] conclusione che sono necessarie ulteriori ricerche.

Secondo le associazioni questa prima pubblicazione collegiale dell’Interphone, uscita in ritardo di cinque anni sul previsto a causa dei dissidi interni tra i ricercatori delle nazioni partecipanti, non aggiunge nulla ai lavori precedenti usciti sotto la medesima etichetta: il 90% dei valori di rischio sui meningiomi (tumori cerebrali benigni) e il 90% di quelli sui gliomi (tumori cerebrali maligni) indicherebbero un effetto protettivo dell’uso dei cellulari, effetto che gli stessi autori ritengono impossibile, attribuendo questo dato ad una lunga serie di errori e condizionamenti del protocollo usato.
“Se, però, dai dati complessivi si scorporano quelli relativi al gruppo di soggetti con i livelli più elevati di utilizzo dei cellulari, allora si osserva che il 90% dei valori di rischio in questo gruppo per i meningiomi e il 100% dei dati per i gliomi indicano incrementi statisticamente significativi (almeno un raddoppio) dell’incidenza di tumori cerebrali”, commenta oggi il prof. Angelo Gino Levis, già membro permanente della Commissione Tossicologica Nazionale, della Commissione Oncologica Nazionale e consulente di parte del manager di Brescia che di recente ha avuto il riconoscimento di malattia professionale per essersi ammalato di tumore dopo aver usato per oltre dieci anni il cellulare. “L’osservazione dell’aumento del rischio per questi tipi di tumore, inoltre, è in accordo con le analisi dei dati (compresi quelli di Interphone) del gruppo di ricercatori svedesi, guidati da Lennart Hardell dell’Università di Örebrö, ma le conclusioni di Interphone attribuiscono anche questi incrementi agli stessi errori e condizionamenti del protocollo da loro stessi usato”.
“Questi risultati sull’aumento doppio del rischio per meningiomi e glomi sono stati fatti propri anche dall’Associazione Italiana degli Oncologi Medici (AIOM) in una monografia del 2007, ma Interphone conclude che sono necessari altri studi per stabilire in modo definitivo se l’uso dei telefoni mobili sia o meno causa di tumori alla testa – conclude il prof. Levis – e, perciò, chissà quanto altro tempo passerà prima che Interphone certifichi quello che ormai da molto tempo è sotto gli occhi di tutti”.
“Negli ultimi cinque anni ci sono state molte critiche ad Interphone in merito all’affidabilità dei casi intervistati – ricorda la dr.ssa Anna Zucchero, medico e Presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili – molti, infatti, non riuscivano a ricordare per quanto tempo avessero usato il cellulare e da che lato della testa; nel gruppo di controllo sono stati inseriti, peraltro, gli utilizzatori dei telefoni cordless, apparecchi che hanno effetti biologici assimilabili a quelli dei cellulari, creando così una distinzione discutibile tra i due gruppi analizzati”.
“La tecnica di creare confusione, incertezze statistiche e di appellarsi alla necessità di ulteriori ricerche è tipica della ricerca finanziata dall’industria; quest’ultima ha tutto l’interesse a prendere tempo per conquistare spazi di mercato prima che si stabilisca un consenso sulla certezza del rischio”, commenta la dott.ssa Francesca Romana Orlando, giornalista e Vice Presidente dell’Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale. “Quando si cita uno studio, bisogna sempre ricordare anche chi lo ha finanziato – aggiunge la dott.ssa Orlando – dal 2001 ad oggi Interphone è costato 19.2 milioni di euro, di cui 3.74 pagati dalla Commissione Europea, 5.5 milioni di euro dall’industria dei cellulari e da altre fonti”.
Le associazioni ricordano che, tra i co-finanziatori dell’Interphone, risultano, infatti, il Mobile Manufacturers Forum, ente che unisce 12 tra le principali compagnie di telefonia mobile mondiali, la GSM Association collegata alla Wi-Fi Alliance, che assembla più di 300 industrie interessate alla telefonia mobile e ai servizi wireless, e la Canadian Wireless Telecommunications Association, associazione di categoria dei produttori di tecnologie per le comunicazioni senza fili. Anche i programmi di ricerca dei singoli paesi che hanno partecipato all’Interphone sono stati finanziati dalle compagnie di telefonia mobile locali: per esempio Obhur, T-Mobile, Vodaphone, Three nel Regno Unito; l’Australian Center for Radiofrequency Bioeffects Reserach e dalla Telstra Australia in Australia; Orange, France Telecom in Francia; il German Mobile Phone Research Program in Germania e Tekes in Finlandia, associazione che raggruppa le compagnie telefoniche locali.
Le associazioni concludono che, per chi mette al primo posto il principio di precauzione e la salute pubblica, le evidenze prodotte da scienziati indipendenti come quelli del Gruppo Bioinitiative sono ancora tali da far scoraggiare fortemente l’uso del cellulare, particolarmente nei bambini, perché hanno un sistema neurologico ancora in formazione, e negli adolescenti visto che diversi ricercatori sostengono che, prima si utilizza il cellulare, maggiore è il rischio di tumori alla testa.

Per interviste al prof. Angelo Gino Levis contattare il tel. 049-8750240 o gli altri contatti per la stampa:
Francesca Romana Orlando e Silvia Bigeschi
Vice Presidente di A.M.I.C.A.
Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale
Casella Postale 3131 – 00121 Roma – Tel. 0572-767884
amica@infoamica.it – www.infoamica.it

Anna Zucchero
Presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili
via Cadorna n°5 35123 Padova – Tel. 041.908951
presidente@elettrosensibili.it – www.elettrosensibili.it

Arch. Laura Masiero
Presidente dell’Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog (A.P.P.L.E.)
Riviera Mussato 103 – 35139 Padova (PD) – Tel. 049 8750240
info@applelettrosmog.it – www.applelettrosmog.it

il caso dei cellulari e la moria delle api

Nel precedente post avevo riportato il caso raro di un politico che si preoccupa di problemi di salute. La sua nota fa riferimento ad un articolo recente pubblicato su Current Science, un bollettino collegato all’Accademia delle Scienze indiana. Cercherò di riassumere i risultati e i metodi di questa ricerca.

I ricercatori hanno collocato due telefoni cellulari accanto ad un alveare, e li hanno tenuti accesi per mezz’ora al giorno. Per controllo, hanno osservato cosa succedeva in un alveare accanto al quale erano stati collocati soltanto cellulari finti. Dopo tre mesi, il isultato: molte meno api operaie sono riuscite a tornare nell’alveare con i cellulari veri. Vi si erano drasticamente ridotte sia la deposizione di uova da parte della regina sia la produzione di miele.
I ricercatori dell’Università del Punjab sostengono che l’elettrosmog, anche se di modesta entità, può interferire con la biologia delle api, dal momento che all’interno del loro corpo c’è della magnetite.
E’ da notare che stato sufficente mantenere i due cellulari semplicemente accesi per mezz’ora al giorno in standby, cioè alla minima potenza! Riporto infine il link all’articolo completo in formato Pdf.

Scilipoti (IDV): Rischi per gli esseri viventi dai cellulari

Riporto il comunicato stampa direttamente dal sito del deputato IdV Domenico Scilipoti.

ROMA, 17/06/2010: “Secondo il Current Science, trenta minuti di esposizione al giorno alle microonde dei cellulari sono sufficienti a provocare danni irrimediabili in un alveare”.
Così l’On. Domenico Scilipoti (IDV), con riferimento ad un articolo pubblicato sul periodico di scienze e riportato dai magazine di quotati quotidiani italiani. “E’ bastato posizionare due cellulari accesi per 30 minuti al giorno per tre mesi vicino ad un alveare per avere un drastico affievolirsi della produzione di miele e della deposizione di uova da parte della regina. Inoltre, molte api operaie non riuscivano a tornare al nido, tecnologicamente arredato”. “Si chiama elettrosmog – continua il deputato di Italia dei Valori – e, come ripetiamo da diversi anni, occorre stare molto attenti all’uso dei telefoni cellulari e alla durata delle telefonate. Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea c’è una risoluzione del Parlamento Europeo del 2 giugno 2009 sulle preoccupazioni per la salute connesse ai campi elettromagnetici. Gli allarmi sono molteplici e vengono fissati, da più Stati Membri, limiti di esposizione alle microonde, al fine di abbassare i rischi emergenti e recentemente identificati”. “Sull’elettrosmog – conclude l’On. Scilipoti (IDV) – ho già presentato interrogazioni parlamentari ancotra in attesa di risposta. E’ preferibile tenere i bambini sotto i 12 anni lontano da campi elettromagnetici”.
On. Domenico Scilipoti
Segreteria ROMA – 06 67608028
Segreteria MESSINA – 090 693070

Giornate Siciliane di Radioprotezione – Il punto sulle NIR

“Il punto sulle NIR (Radiazioni Non Ionizzanti). Conoscenze, ricerche, misure, normativa, protezione”
E’ questo il titolo del congresso organizzato dalla Sezione Siciliana dell’ AIRM (Associazione Italiana di Radioprotezione Medica), in collaborazione con AIRP (Associazione Italiana di Radioprotezione) che si terrà a Siracusa nei giorni 3-5 giugno 2010.


Le Associazioni AIRM ed AIRP sono organizzazioni scientifiche senza fini di lucro che hanno come scopo sociale lo studio e la prevenzione degli effetti biologici da radiazioni e raccolgono le esperienze scientifiche e professionali di numerosi docenti universitari, studiosi e tecnici della materia. Il congresso dei giorni 3-5 giugno 2010 è la seconda edizione delle Giornate Siciliane di Radioprotezione, un appuntamento che ha l’obiettivo di fornire le informazioni più aggiornate ai professionisti (fisici, ingegneri, biologi e medici) che si interessano di questo questo particolare settore.
In particolare l’appuntamento di quest’anno si focalizzerà sui problemi derivanti da radiazioni non ionizzanti, ovvero quelle che non hanno una frequenza sufficente a strappare degli elettroni da una molecola, ovvero a ionizzarla, ma posso fare altri danni.
Fra i problemi esposti segnalo quelli relativi alla sicurezza dei body scanner (come quelli degli aereoporti). Una particolare attenzione sarà data al monitoraggio ambientali nei posti di lavoro (soprattutto nell’area sanitaria), ove si fa uso di tecnologie come laser, risonanza magnetica nucleare, lampade UV. Si discuterà anche dei lavoratori elettrosensibili. Il programma completo -assieme a tutte le altre informazioni- è riportato nel volantino ufficiale, scaricabile in formato Pdf dal sito dell’AIRM.
Le iscrizioni sono ancora possibili con una maggiorazione, ma ripeto, il congresso è inteso come corso di aggiornamento per chi lavora nel settore, soprattutto ricercatori. Insomma la bella notizia è che quacuno si preoccupa per la nostra salute.

Il Congresso conta sul patrocinio della Regione Siciliana, dell’ENEA, dell’ISPESL, dell’ISPRA, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e di Confindustria Siracusa.

Bollettino elettrosmog Maggio 2010

di Francesco de Cavi – Laboratorio elettrosmog

Tre incontri per riappropriarsi della Salute ricominciando dall’Ambiente. Solo attraverso l’informazione ci si può difendere dall’inquinamento chimico, elettromagnetico ed alimentare che colpisce tutti in modo invisibile. Ne parliamo insieme a tre appuntamenti presso la Camera dei Deputati – Palazzo Marini, Sala Poli (ingresso da Via Poli), Roma.

24 maggio ore 14.00 – Otturazioni dentali in amalgama contenti mercurio, un rischio per la salute e per l’ambiente. Riunione per fare divulgazione sull’impatto del mercurio odontoiatrico sulla salute dei cittadini e sulla contaminazione dell’ambiente da mercurio che raggiunge la catena alimentare.

27 maggio ore 14.00
– Malattie ambientali e tossine quotidiane: Sensibilità Chimica Multipla, Sindrome da Fatica Cronica e Fibromialgia. Dalla esposizione cronica quotidiana a sostanze chimiche presenti nei prodotti d’uso comune, negli alimenti e nell’ambiente alla comparsa di malattie croniche degenerative. Un appuntamento per parlare della proposta di legge sulle disabilità e sulle malattie ambientali e delle proposte di legge sugli ftalati (che si trovano nei contenitori per gli alimenti, nei profumi e cosmetici, nei biberon, nelle flebo, ecc.) e sugli additivi chimici alimentari.

28 maggio ore 10.00
– Danni da elettrosmog: dal cancro alla elettrosensibilità. Come usare la tecnologia in modo consapevole e portare al centro delle scelte politiche la protezione della salute dei cittadini? Un appuntamento per sviluppare strategie di tutela dall’inquinamento elettromagnetico e per avere il riconoscimento della elettrosensibilità come malattia organica. Un tema che colpisce soprattutto i più giovani che sono più esposti e i malati che sono più suscettibili agli effetti avversi dei campi elettromagnetici.

Schermare i forni a microonde

I forni a microonde sono la prova che le radiazioni elettromagnetiche possono avere effetti inaspettati. Il perchè è spiegato nel primo e storico articolo di questo blog. Volendo riassumere, il fenomeno è il seguente: le microonde trasportano energia e questa energia viene tutta rilasciata nelle molecole d’acqua di cui è composto la nostra porzione di cibo da riscaldare o da cucinare.
Ma è possibile che le radiazioni del forno al microonde sfuggano e invece di finire nel cibo vadano altrove? La risposta è “si, si può verificare, e si può rimediare”
Purtroppo è difficile confinare l’energia. Alcuni costruttori fanno del loro meglio per trasformare il forno a microonde in una gabbia di Faraday. Questo è un dispositivo elementare, noto sin dalle prime scoperte sull’elettricità, per trasferire l’elettricità (che si propaga nell’aria mediante scosse o radiazioni) nelle maglie di una gabbia sotto forma di corrente elettrica; ma poichè la griglia del forma non è messa a terra, la corrente elettrica non scompare ma viene dissipata dalle maglie e riemessa a frequeza diversa. In effetti è possibile osservare delle maglie nelle finestre degli sportelli di alcuni forni a microonde. Alcuni produttori, più saggiamente, hanno deciso di eliminare la finestra e le maglie, per rivestire interamente la camera del forno a microonde con superfici metalliche; questo sistema corrisponde a una gabbia a maglie fittissime, quindi più efficente. Nota: la tecnica della gabbia di Faraday diventa molto più efficente con una superficie metallica. Ad esempio la carta stagnola avvolta attorno un telefonino isola completamente, per riflessione, il suo segnale.

Tuttavia è impensabile tenere a bada tutte le onde in questo modo, perchè ci sono effetti ondulatori e quantistici (bhè, queste sono cose troppo difficili da spiegare in un blog…bisognerebbe studiare la Fisica bene). Per verificarlo basta prendere un apparecchio che riceve microonde e vedere se funziona dentro il forno (ovviamente spento! se no si cuoce!). Apparecchi che funzionano a microonde ne abbiamo parecchi purtroppo: telefoni cellulari e cordless sono i più comodi e diffusi, ma dobbiamo essere più precisi. Il forno a microonde funzione alla frequenza di 2.4 GHz. In questo blog si è visto che il range delle microonde comprende frequenze abbastanza diverse. Insomma serve un cellulare che funziona alla stessa frequenza usata dai forni a microonde, ovvero un cellulare UMTS oppure 3G. In alcuni blog si consiglia di usare un cellulare qualunque, ma questo potrebbe usare una frequenza di poco diversa da quella che ci serve per la verifica.
Si prende un cellulare UMTS accesso, lo si mette nel forno (spento) e si chiude lo sportello; adesso provate a chiamare quel numero: se il telefono squilla e c’è campo allora il forno non è schermato bene. Banale no?
Schermare il forno è un’altra banalità, almeno concettualmente. Basta ricordare che l’acqua è quella sostanza che assorbe tutte le onde della frequenza di 2,4 Ghz per il fenomeno fisico della risonanza. Allora per fermare un’onda di quella frequenza basta dell’acqua. Per schermare un forno a microonde basta dell’acqua. Ovviamente mi rendo conto di quanto scomoda sia questa soluzione; non resta che essere creativi e trovare un modo elegante per mettere dell’acqua attorno al forno.

Nel frattempo quando il forno è acceso, evito di stare vicino e guardare dall’oblò il cibo che si cuoce.
E ho pure dismesso il mio telefonino UMTS per tornare ad usare (con parsimonia e con le cuffie) un telefono soltanto dual band con scheda GSM.

Netgear Powerline AV Ethernet Adapter Kit XAVB101 in prova

In un precedente post avevamo presentato le tecnologia Powerline -ovvero usare la rete elettrica per espandere la rete locale e collegare più computer ad Internet senza il wi-fi.

Le reti Powerline non solo un’alternativa al wi-fi domestico, ma permettono maggiore velocità (i modelli più diffusi consentono gli 85Mb o addirittura i 200Mb) e garantiscono una maggiore sicurezza dei dati, senza rischi per la salute. Infatti la trasmissioni via etere possono essere controllate solo con la crittografia, ed il segnale non può essere confinato; invece i dati che viaggiano su Powerline, oltre ad essere criptati (a ben 128 bit!), si fermano al contatore elettronico di casa nostra, per effetto delle “rumore” del contatore stesso. Sono questi i motivi percui riteniamo di dover dare un po’ di visibilità a questa tecnologia. Segnaliamo quindi la attenta recensione, pubblicata su Zeusnews, sul dispositivo Netgear Powerline AV Ethernet Adapter Kit XAVB101. Una nota negativa (comune a molti altri dispositivi hardware) riguarda il comparto software, infatti il Cd di installazione (peraltro non necessario) è compatibile solo con sistemi operativi Microsoft; questo non ci deve scoraggiare perchè la stessa configurazione si può vare via brower con qualunque sistema. Se qualcuno cercasse prodotti con pieno supporto per sistemi operativi GNU/Linux, MacOsX o altri, potrebbe considerare i prodotti della Devolo, marca specializzata in Powerline di qualità.

Electro-hypersensibilitè – servizio di Radio-Canada

Metto in evidenza un servizio andato in onda su una radio canadese nel 2005.
Viene descritta la vita di un ingegnere svedese della Ericsson diventato elettrosensibile. Vengono fatte 2 interviste: una al prof. Johansson, dermatologo del Karolinska Institute di Stoccolma, Svezia, che ha dimostrato che manifestazioni cutanee dell’esposizione ai videoterminali sono simili istologicamente a quelle allergiche. La seconda intervista è al prof. Hardell che ha studiato il neurinoma del nervo acustico in utilizzatori di telefonini.
Sembra un paradosso: radio contro radio. Chissà quanto sono potenti i ripetitori di Radio-Canada. Però vale le pena di ascoltare -se capite il francese-, tanto esite lo streaming!
Per vedere lo streaming è consigliato Mplayer, che gli utenti Linux conoscono bene.
Per gli utenti Windows, eventualmente provare SMplayer.
Gli utenti Mac, possono trovare utile MPlayer OSX Extended.

Notizie dimenticate: l’allergia alle onde elettromagnetiche

«Il Wifi fa male» e Parigi lo disattiva
Bloccato in 4 biblioteche dopo che gli impiegati hanno accusato vomito, vertigini e insonnia

di Alessandro Grandesso

PARIGI – Vertigini, nausea, dolori muscolari, insonnia. Non sono sintomi dell’influenza, ma dell’«allergia» al campo magnetico generato dal Wifi. Un fenomeno in espansione che preoccupa il comune di Parigi che ha disattivato il segnale in quattro biblioteche pubbliche. Decisione in linea con quanto già accaduto in Inghilterra, Germania e Canada..

AMBIZIONE – L’allarme è scattato dopo che la giunta di Bertrand Delanoé ha puntato sul Wifi per portare anche nei luoghi pubblici l’accesso gratuito alla rete. Un programma ambizioso: 225 centraline sparse in tutta la capitale. Non solo biblioteche, ma anche parchi, municipi, musei, piazzette.

NAUSEA – Ma in quattro biblioteche gli impiegati hanno cominciato a sentirsi male, soprattutto quelli che lavoravano vicino ai ripetitori WiFi. «Nausea, vertigini, insonnia – spiega Stephen Kerckhove, direttore generale di Agir pour l’Environnement (Ape) – sono sintomi tipici da campo magnetico nocivo».

MORATORIA – L’Ape e un’altra associazione hanno imposto una moratoria che la settimana prossima potrebbe estendersi al resto delle biblioteche della Ville Lumière. «Non siamo contro il Wifi a priori – precisa Kerckhove – ma è necessario affrontare scientificamente la questione».

STUDI – Un anno fa, l’Autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni elettroniche (Arcep) aveva definito innocuo il Wifi ad uso domestico. «Il problema – sottolinea Kerckhove – si pone quando il segnale copre zone più vaste». Un primo studio è stato avviato dalla stessa Arcep, ma i risultati saranno noti solo a fine 2008.

INGHILTERRA – L’«allergia» al Wifi riguarda anche altri paesi europei. Ad aprile, in Inghilterra, il Sindacato degli insegnanti ha chiesto la sospensione del segnale nelle scuole, cogliendo l’allarme lanciato da William Stewart, presidente della Health Protection Agency. A giugno, un’inchiesta della Bbc dimostrava che il campo magnetico in un’aula equipaggiata con Wifi era tre volte più potente di quello emesso da un ripetitore Gsm.

MONDO – In Germania, lo scorso anno, il Wifi è stato vietato in tutte le scuole di Francoforte e la scorsa estate, il governo Merkel ha chiesto ai tedeschi di privilegiare l’accesso via cavo. In Canada, il rettore dell’Università di Lakehead (Ontario) ha cablato con fibre ottiche il campus, disattivando tutte le centraline Wifi, «perché – si legge sul sito dell’ateneo – è provato che le onde elettromagnetiche provocano disturbi comportamentali, ostacolano le funzioni cognitive, favoriscono lo stress, interferiscono con le onde cerebrali». Insomma, Internet va bene per studiare, ma non deve dare alla testa.

http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_18/wifi_dannoso_parigi_6daf0ffe-ad8a-11dc-af1c-0003ba99c53b.shtml
(ultima modifica: 19 dicembre 2007)